Breve viaggio nel futuro
Oggi grazie ad una breve tregua del maltempo di alcune ore, abbiamo voluto salire al moderno bivacco Gervasutti. la salita come sempre è una gran bella rampa che non molla mai e richiede sempre attenzione e un po di fiato se si vuole arrivare in tempi ragionevoli. Il tanto discusso ricovero è in dubbiamente un luogo del futuro , tiepidamente confortevole grazie all'isolamento ed al permanente tepore liberato dalle cellule fotovoltaiche che utilizzano la corrente per emanare un certo calore.
il lato notte spazioso e asciutto forse quasi non servono le coperte. la grande finestra a picco sul ghiacciaio è per chi non soffre di vertigini ma la vista è spettacolare. posso dire di aver camminato sulle orme del passato ed essere arrivato al futuro? efficienza, bassi costi di installazione ( almeno dicono) rapidità di montaggio ed eventuale manutenzione, confort , piastra elettrica e dunque sicurezza , un piccolo gioiello ( a parte la radio che non funziona!) Ma tanto lusso in un luogo cosi' remoto, dove costa fatica e rischi per recarvicisi assolve al suo scopo di ricovero di passaggio? o forse assume il ruolo di attrazione, monumento alle capacità dell'uomo di invadere luoghi inospitali, concedere al fragile essere di rifocillarsi in una capsula di modernità che fa quasi dimenticare di essre fuori dal mondo ospitale. Immaginare di premere un pulsante ed essere teletrasportati nel salotto di casa se il tempo volge al brutto. Giusto Gervasutti diceva che la salita perfetta era quella che doveva ancora compiere, perchè il vero piacere dell'andar ein montanga era la preparazione ed il viaggio che si creava per raggiungere l'obiettivo. una volta solcata la cima tutte le emozioni si riducevano al tornare alla normalità. Chissà forse questa nuova costruzione se aprirà la stada ad una evoluzione dei bivacchi forse renderà merito a Gervasutti in quanto stimolerà ingenieri ad andare oltre alla ricerca del bivacco perfetto , ma noi alpinisti sapremo ancora guardare fuori dall'oblò di questi gusci protettivi e capire che le nostre vere emozioni sono sempre li fuori a pochi passi dall'involucro tecnologico dove siamo noi a dover scegliere , ascoltare decidere ammirare e ringraziare l'eterna lenta evoluzione della montagna. Grazie a Lodovico e Camillo che mi hanno dato questa opportunità di un breve viaggio in un possibile futuro.